Quella che resterà per sempre: la Fiat 500 del nonno non si molla mai finché c’é pane in tavola.
Io faccio parte di quella gente che alle auto ci si affeziona, saro’ un tenerone, che ci volete fare.
L’odore del mare sulla litoranea, i freni a mani sulla neve, le prime esperienze notturne in collina… anche alla Ford Escort che mi é durata solo 13 mesi e che ho appoggiato su un lampione ci ero affezionato.
Con la cinquecento l’amore é arrivato con il tempo: alla fine degli anni novanta in Italia di cinquini erano piu quelli che si mandavano dal rottamaio di quelli che si aggiustavano.
Cosi agli albori della mia esperienza dietro un volante la cinquecento del nonno era un po’ la macchina da battaglia, quella che tirato fuori per andare a fare gli otto sulla neve, perché una 500 anche con 18 cv sulla neve si gira ed anche bene (ma te guarda che se mi beccassi adesso mi darei da solo tante di quelle sberle a trattarla cosi).
E poi ha iniziato a ricordarmi i primi giri in macchina con mio padre, il nonno che mi portava in collina da piccolo, la mamma che la usava per portare a casa me ed un numero svariato di compagni di scuola nei pomeriggi d’inverno. Cosi a quella scatoletta di quasi 50 anni mi ci sono attaccato sempre di piu’. Nel posacenere ci sono ancora degli scontrini della metà anni novanta della spesa del nonno. Il nonno, questa macchina per lui era stata la sua prima macchina comprata nuova. Lui che negli anni trenta erano partito per costruire opere d’arte su ruote alla Isotta Fraschini chissà perché aveva scelto proprio questa. Oggi mi piacerebbe proprio chiederglielo.